Dedicato alla memoria di Maurizio Di Paola, grande uomo, grande lavoratore e amorevole padre di famiglia.

mercoledì 8 luglio 2020

Argonauti 2.0 - Da un'idea di Francesca Innocenzi è nato un costruttivo ed emotivo laboratorio basato sulle suggestioni e le parole, in tempo di lontananze sociali. Buona lettura dell'articolo a firma dell'ideatrice del progetto, già pubblicato nella rivista trimestrale "Il Mangiaparole", n°9 Gennaio/Marzo 2020, p 55

ARGONAUTI 2.0 – UN LABORATORIO DI POESIA AL TEMPO DELLE RESTRIZIONI SOCIALI

Ho sempre guardato con una certa diffidenza alle iniziative organizzate per la Giornata Mondiale della poesia, probabilmente per un’istintiva avversione nei confronti di ricorrenze che impongono un crisma istituzionale e mondano a quanto è per sua natura spontaneo e inafferrabile. Ma quest’anno, in piena emergenza Covid 19, mi è sembrato che un evento pensato ad hoc per il 21 marzo potesse avere una inedita ricchezza di significato, avvicinando virtualmente persone fisicamente distanti, accomunate da una più che mai stringente volontà di esprimersi e comunicare tramite la scrittura poetica. Così nasce l’idea di un minilaboratorio di poesia via whatsapp, gratuito, aperto ad una massimo di quindici partecipanti. Attraverso un veloce passaparola viene creato un apposito gruppo, battezzato Argonauti 2.0, formato da nove poeti di varie regioni della penisola (Toscana, Marche, Lazio, Sicilia), disposti a mettersi in gioco con apertura mentale e curiosità, al di là del disagio e dell’apprensione del momento.
Alle nove di sera di sabato 21, come da accordi, ha inizio il laboratorio con la partecipazione di Ambra, Ilaria, Laura, Liliana, Lucia B., Lucia T., Luigi Pio, Maddalena, Michela. Dopo un rapido giro di presentazioni, chiedo agli Argonauti di postare la foto di uno dei due oggetti che avevo precedentemente chiesto di fotografare. Ciascuno carica l’immagine di un oggetto attinente la sfera del quotidiano ed è invitato a raccontarlo brevemente. L’obiettivo è favorire narrazioni scaturite dall’interscambio tra mondo esteriore ed interiore, che saranno rielaborate successivamente in forma poetica. In seguito, ogni partecipante inserisce la sua seconda foto e dovrà provare a raccontare l’oggetto di un altro, a sua scelta. Grazie all’interazione e all’ascolto reciproco – fondamentali in un gruppo, sia pur virtuale – ci si rispecchia nell’alterità ed emergono recondite parti sé, subito lasciate andare nella corrente inesausta del racconto. Dopo alcuni minuti propongo la lettura della poesia Nostalgia di Ungaretti e chiedo di scrivere un sintetico commento evocativo. Gli Argonauti sono concordi nel trovare questi versi intensi e toccanti, particolarmente calzanti al periodo attuale; nella tragedia dell’uomo al fronte, la fugacità di un incontro rivive grazie alla potenza del ricordo, tra solitudine e vicinanza, resistenza ed abbandono. Si prosegue con una visualizzazione guidata: accompagnati, se vogliono, da un brano musicale rilassante, i poeti si immagineranno immersi nella natura, accanto ad una persona per loro importante, al momento lontana; ora potranno toccarla, parlarle, e infine congedarsi da lei, per ritornare al presente e raccontare l’esperienza. A questo punto accade qualcosa. Michela deve interrompersi a causa di una telefonata urgente: un collega di sua sorella è risultato positivo al Coronavirus. Ci stringiamo idealmente intorno a lei, testimoniando un identico sentire, il desiderio di trovarsi uniti oltre le distanze, che è ciò che ci ha condotti qui. «Anche io ho ricevuto la stessa notizia di una persona poco fa», scrive Laura. E Luigi Pio aggiunge: «Ho un amico positivo a Milano. Mio fratello lavora lì. Pensiamo ad un’altra vicinanza, a un’altra connessione, la poesia». Ed è alla poesia che si tenta di tornare. Svolgiamo insieme l’esercizio di visualizzazione, al termine ognuno riporta il proprio racconto. Ma ormai il mondo di fuori ha rotto gli argini. Sono le undici, giunge notizia che il presidente Conte sta per parlare in televisione. Mi sale alla gola un groppo di ansia, sono giorni drammatici, i contagi sono alti. Mi passa per la testa che potrebbero costringermi a fare il tampone, che forse sono malata senza saperlo. Faccio la spola tra il televisore in cucina e il telefono al piano di sopra, dove la connessione funziona meglio. «Stanno chiudendo le imprese, tutto» dice Laura. Percepisco di non essere sola, e lo capisco grazie a questa irruzione imprevedibile e spontanea, che scandisce l’irripetibilità di quanto stiamo attraversando. Intanto gli Argonauti completano l’operazione alchemica, il materiale abbozzato da un magma polimorfo si fa verso, diventa poesia. L’incontro volge al termine, è tardi, si stacca per andare a dormire. Ci salutiamo con la promessa di risentirci l’indomani mattina per una breve restituzione; così sarà. Ma, passata la mezzanotte, qualcuno continua a scrivere nel gruppo, come a riannodare la matassa delle idee. Si parla di sincronicità, di connessioni, di come, in fondo, il virus sottolinei l’inconsistenza di barriere tra i popoli e tra individui che troppo spesso si reputano isole, monadi separate, estranee, nemiche.
In una fase dell’esistenza in cui gli strumenti tecnologici sono i veicoli privilegiati per i contatti con l’esterno, questo laboratorio di poesia via whatsapp  mi ha indotto alcune riflessioni. Indubbiamente la presenza fisica, il contatto oculare, i suoni, gli odori, gli abbracci, restano insostituibili. Eppure la mancanza delle usuali modalità comunicative può far scoprire energie sottili, collegamenti invisibili, impalpabili e segreti, che siamo portati a non considerare affatto. Un incontro virtuale, meno rigidamente strutturato, lascia spazio all’imprevedibile, all’imponderabile che si fa terreno fertile per ogni umano germoglio, come per la poesia.
Sono trascorsi quaranta giorni da quella serata di inizio primavera così diversa. Oltre le finestre delle nostre case, oltre i portoni che per molti si stanno aprendo, si intravede una schiarita, che è presto per suggellare come rinascita. Il gruppo Argonauti 2.0 continua il suo cammino: proprio oggi è stata avanzata l’idea del nostro terzo incontro. Un grazie di cuore a questi compagni di viaggio per il circuito di pensieri, emozioni, parole, che costantemente si rinnova, fiume gentile che scorre e rimane nel solco di una condivisione sincera.

Maggio 2020             
                                          Francesca Innocenzi

"Il vascello degli Argonauti" di Lorenzo Costa.

Il dipinto è stato scelto dall'ideatrice e organizzatrice  del laboratorio 

Miniantologia del laboratorio poetico


Con le venalitá dell'esistenza
la sindrome d'infinito
si fonde
e vigore le infonde
necessario per traguardare l'oggi
intenti su se stessi restando.
Sono le emozioni
recepite e trasmesse
ad evolvere
il vissuto connettivo
di ciascun essere.

(Lucia Bonanni)


Ero come un luogo
Sì, uno spazio aperto
Erano donne
I loro versi
Sì, le udivo
E come ogni singola cellula
E come ogni singola sillaba
Creavano insieme una poesia
Ero connesso con loro
Ero lontano, ma
molto vicino
Le udivo bene
Sentivo di vivere
Poiché loro cantavano
Ero forse il canto, quindi ?

(Luigi Pio Carmina)


Così si scompare fra gli occhi
nominando le stelle
perché della pelle non resti che l'ombra
su gangli e sospiri.

(Ambra Dominici)

In questa valle mi hai chiesto : È questo il paradiso? Ed io balbettando ti rispondo:" Si il nostro paradiso!
E così tra i pensieri si è aperto un varco...
Abbiamo immaginato il futuro... E qualcosa nell'universo ha risposto... Perché sincero era il mio grido d'amore... E tu finalmente hai ascoltato...sarò lì quel giorno a tenerti stretta per mano...

(Liliana Manetti)

Nell’ora del tramonto.

Girovago,
nudo
Con addosso solo l' ombra dei tuoi amati ,vaghi.
Vaghi nei ricordi del età più giovane,
Quando l equilibrio e la quiete tra gli spinosi rovi facilmente trovavi.
Ora vecchio, statico
Come stalattite
 in fondo a infernali pentimenti,
 confinato nei ricordi sotto i raggi teneri del tramonto
Cadi.

(Maddalena Panichelli)


Dove,
Inarrivabile sguardo cerchi
Più avanti,
Invincibile destino mi porti.
Piccoli passi
Pervasi d'ansia
S'addentrano in pericolosi pensieri
E ieri e oggi
Lontani e diversi
Profumano di speranza e calore

(Michela Romei)

ATTIMI
Il desiderio scivola addosso,
silenzioso e
lentamente
divora ogni poro della pelle e
nella mente annega ogni pensiero
cosicché solo ciò che è emozione
può essere vissuto
in quei brevi ed intensi attimi
di me e di te,
di noi persi in stille
di incommiserato piacere.

(Ilaria Romiti)


S'è rovesciato il mondo:
nulla è più di quel pallido azzurro
in un mattino che appare ormai lontano

tutto affonda in questo torbido silenzio
e le parole confuse
come le sagome nell'acqua
si fanno ombre tra di noi
e le paure, immoti spettri
come confini rossi
ci dividono.

(c'era una panchina, sì, da lì guardavamo il cielo)
(Lucia Tozzi)

Non sono mura di mattoni,
steccati, barriere,
porte sigillate,
frontiere inanimate,
ma pelle, carne, sangue.
il limite,
ché se potessi
uscire da me,
andrei a vedere
domani,
la forma della vita verde,
che si riprende tutto
regalando respiri.

(Laura Trappetti)

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